Croce santa sia la mia luce, non sia il drago la mia guida / retrocedi Satana, non tentare mai di persuadermi / sono cose vane, sono cose malvagie quelle che offri, bevi tu stesso i veleni – Vangelo di Matteo
Il male avanza.
Siamo immersi da tempo in un clima di perenne pessimismo. Notiziari televisivi e radiofonici, quotidiani, post e tweets sparano dovunque proiettili di notizie acide e negative. Ogni giorno e più volte al giorno. Questo non va… neanche quell’altro… lo stato doveva… non si può far nulla… è colpa della crisi… mancano le infrastrutture… servono più soldi… più finanziamenti… i clienti sono diventati più esigenti… il mercato è cambiato… la remunerazione del lavoro è troppo alta… anzi troppo bassa… piove… governo ladro…
Assuefatti dalle circostanze non attendiamo altro. Tante belle brutte notizie per giustificare tutto ciò che non va.
Poco fa mi è capitato tra le mani (o meglio tra le pagine web) un articolo. Il titolo cita testualmente “We’re Living During the Most Extraordinary Time Ever in History”. Tradotto significa: “Stiamo vivendo nel periodo più straordinario di tutta la storia” e riprende un’intervista a Peter Diamandis, fondatore e chairman esecutivo di XPRIZE Foundation, una fondazione che raccoglie fondi di incentivazione per guidare innovazioni radicali a fin di bene per l’umanità. Peter Diamandis continua dicendo: “Siamo per entrare in un’epoca nella quale potremo affrontare problemi globali in un modo che non era possibile prima… E’ il tempo nel quale la potenza e la passione della mente umana verranno spinte da energia senza precedenti e da tecnologie esponenziali”.
Verrebbe da dire: “Ma Peter sei pazzo? Non li leggi giornali?
E lui probabilmente risponderebbe: “Lo smartphone che hai in mano è 1000 volte più potente del computer che ha portato l’uomo sulla luna, hai l’accesso in tempo reale a informazioni milioni di volte superiori alle migliori enciclopedie del XX secolo, puoi comunicare col televisore a voce, come fossimo in un film di fantascienza degli anni novanta. Un’auto teleguidata sta per accompagnarci dovunque mantenendoti interconnesso con amici e familiari, mentre un robot servizievole farà i mestieri di casa. Puoi comunicare in tempo reale al mondo i tuoi pensieri e le tue sensazioni (come sto facendo io proprio in questo momento)”.
Ma il lamento è oggi lo sport nazionale in Italia. Abitiamo nel settimo paese industrializzato (forse l’ottavo ma cambia poco), preso ad esempio come stile di vita, ricco come pochi altri di paesaggi, storia e cultura, di diversità sociali, climatiche, biologiche. E gli italiani che fanno? Così come gli Inglesi parlano del tempo, gli italiani si piangono addosso.
Tolto quelli (una minoranza) che hanno valide ragioni, per molti è una scusa anticipata: se le cose andranno male è perché vanno male per tutti. Oppure una forma di scaramanzia come quando il compagno secchione diceva di non aver studiato e poi prendeva come al solito voti eccellenti. Oppure ancora una resistenza al cambiamento, una preghiera all’inutilità del fare, all’immobilismo ora e per sempre.
Il lamento come abitudine di vita.
Io ho deciso di smettere.